La tachicardia è una condizione caratterizzata da un aumento della frequenza cardiaca oltre i 100 battiti al minuto che può verificarsi a seguito di condizioni fisiologiche o patologiche.
Tale condizione generalmente viene percepita come la sensazione “di cuore in gola”.
Costituisce una sintomatologia generalmente benigna ma merita particolare attenzione clinica se si presenta con frequenza, battiti irregolari e/o associata ad altri sintomi.
Fattori di rischio per la tachicardia
Qualsiasi condizione che espone il cuore ad uno sforzo eccessivo costituisce un fattore di rischio per la tachicardia.
Tuttavia tra i fattori maggiormente associati vi sono condizioni mediche (malattie cardiache, ipertensione, apnea notturna, iper/ipotiroidismo, diabete e anemia) e psicologiche (ansia, panico e stress).
Anche il fumo, l’alcol, la caffeina e le droghe (in particolare la cocaina) costituiscono sostanze eccitanti in grado di provocarne l’insorgenza.
Infine l’età avanzata e la presenza di patologie cardiache in famiglia rappresentano anch’esse possibili fattori di rischio.
Clinicamente si distinguono la tachicardia parossistica e la tachicardia sinusale.
Tachicardia parossistica
La tachicardia parossistica è un’ aritmia cardiaca determinata dalla stimolazione anomala di un centro generante impulsi, che si sostituisce al nodo senoatriale ed assume il comando del ritmo cardiaco per un tempo più o meno lungo. La frequenza cardiaca può variare tra 120 e 200 battiti al minuto, secondo la localizzazione di questo centro anomalo.
Le cause sono diverse: lesioni organiche del cuore (ischemia, miocarditi reumatica o ipertensiva), intossicazioni farmacologiche o riflessi gastrocardiaci.
Gli attacchi di tachicardia presentano diversa durata e possono accompagnarsi ad ansia, sudorazione, ipotensione, sensazione di cardiopalmo. La terapia è fondata sull’uso di farmaci antiaritmici (es. betabloccanti) e sulla ricerca e cura della condizione patologica di base, da effettuarsi in ambiente specialistico.
Tachicardia sinusale
La tachicardia sinusale, molto più frequente e non pericolosa, è l’aumento della frequenza dei battiti cardiaci oltre il normale valore, dovuta ad aumento del ritmo sinusale. Stati ansiogeni (in primis!), esercizio fisico, ipertiroidismo, abuso di caffè, fumo, anemia, febbre, ipotensione, vertigini e farmaci possono provocarne l’insorgenza.
Questa può essere asintomatica oppure dare cardiopalmo soggettivamente percepito. Ma l’insorgenza e la scomparsa sono sempre graduali, mai improvvise.
Tachicardia da ansia
Quando si parla di tachicardia ansiosa generalmente si fa riferimento alla tachicardia sinusale. Essa si genera a seguito dell’attivazione del sistema attacco/fuga e indotta dai sentimenti di paura e preoccupazione caratterizzanti l’ansia. Può sfociare nella forma più acuta dell’attacco di panico.
L’attacco di panico è un episodio breve, intenso, caratterizzato da ansia acuta e sintomi somatici accompagnati da vissuti psicologici di terrore e da impulsi a fuggire.
A volte la tachicardia si manifesta di notte provocando insonnia. Quest’ultima generalmente non è riconducibile a problemi cardiaci ma a stati emotivi specifici o alterazioni fisiologiche. Ansia, attacchi di panico, stress, depressione, eccessivo consumo di alcol, nicotina, caffè e droghe.
Un riposo inadeguato facilita stati d’animo negativi quali tristezza, nervosismo e preoccupazione, permettendo così all’ansia di cronicizzarsi creando un ciclo vizioso che ne mantiene il problema.
Distinguere la tachicardia da ansia da quella cardiologica
La ricerca evidenzia una serie di criteri di riferimento per poter distinguere la tachicardia cardiologica da quella ansiosa. Tra questi la frequenza e ritmo del battito cardiaco, la modalità di insorgenza e remissione, e sintomi di accompagnamento.
Generalmente una frequenza cardiaca che si mantiene entro i 130 battiti al minuto rientra in una tachicardia ansiosa, mentre una frequenza superiore ai 150/200 battiti al minuto rientra in una tachicardia cardiologica.
Inoltre un battito cardiaco rapido ma regolare è tipico della tachicardia ansiosa o panicosa, mentre un ritmo irregolare è tipico di condizioni cardiologiche.
Anche le modalità di insorgenza e remissione sono criteri utili per la diagnosi differenziale: l’insorgenza della tachicardia nell’attacco di panico è graduale così come lo è la remissione. Nelle aritmie invece si passa bruscamente da un ritmo normale a un ritmo di circa 150 battiti al minuto, e la scomparsa è repentina.
Infine, vi sono dei sintomi di accompagnamento che contraddistinguono le due forme di tachicardia. Degli esempi sono la presenza di dolori/fastidi al petto che si riscontrano generalmente nelle aritmie, e la presenza di paura e preoccupazione nella tachicardia ansiosa.
In particolare, nell’attacco di panico, la tachicardia solitamente si presenza associata ad altri sintomi. Vi sono pensieri catastrofici automatici e incontrollati, che portano a leggere i sintomi come pericolosi. Oppure paura di perdere il controllo/d’impazzire, sudorazione, brividi o vampate di calore, tremori, parestesie, nausea o disturbi addominali, senso di asfissia o derealizzazione/depersonalizzazione.
Cura della tachicardia ansiosa
La terapia della tachicardia sinusale è ovviamente legata alla causa che determina la comparsa della tachicardia stessa. Ma se essa non è dovuta a condizioni mediche patologiche o ad assunzione di cibi, farmaci o sostanze stupefacenti, occorre prendere in considerazione la possibilità che sia legata ad uno stato ansiogeno.
Spesso accade, soprattutto in chi soffre di attacchi di panico, che la crisi tachicardica spaventi la persona, che la interpreta come segno di imminente attacco cardiaco. Ciò con la conseguente attivazione del sistema ansiogeno, che a sua volta incrementa il ritmo cardiaco, in un circolo vizioso senza fine.
Generalmente la tachicardia ansiosa non è pericolosa, ma soltanto fastidiosa. Interpretarla come segnale di una patologia in corso rischia soltanto di generare un escalation del fenomeno, in conseguenza dell’ansia che si attiva.
Di conseguenza, trattare questo tipo di tachicardia con betabloccanti o benzodiazepine (ansiolitici) è controindicato. Nonostante produca sollievo a breve termine, può contribuire a mantenere e alimentare il problema su base ansiosa.
Psicoterapia e tachicardia da ansia
Il trattamento più indicato per la tachicardia ansiosa è la psicoterapia cognitivo-comportamentale che si avvale di tecniche cognitive e comportamentali.
Tra le tecniche cognitive si utilizzano strategie verbali volte a modificare i pensieri catastrofici automatici (es. mi verrà un infarto, sverrò…). L’apprendimento della non pericolosità delle sensazioni fisiche scaturite dall’ansia permette d’interrompere l’escalation ansiosa che porta al panico.
Le tecniche comportamentali invece sono volte alla modificazione dei comportamenti problematici che mantengono il disturbo. Nonché all’apprendimento di strategie funzionali (es. abbandono graduale dei comportamenti protettivi disfunzionali).
Infine vengono utilizzate anche tecniche esperenziali e di rilassamento (tecniche della Acceptance and Commitment Therapy e meditazione mindfulness) al fine di aumentare l’accettazione delle emozioni negative.
Nelle sezioni "Strategie per il benessere" e "Mindfulness & Tecniche di rilassamento" puoi trovare degli strumenti utili che possono esserti utili per gestire questa sensazione.
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